Chi è e cosa fa l’Educatrice Perinatale: ruolo, competenze e differenze con altre figure
L’Educatrice Perinatale è una figura professionale che offre supporto pratico, relazionale ed emotivo durante l’intero periodo perinatale, che va dalla gravidanza fino ai primi mesi di vita del bambino. Si tratta di una professione in espansione, che risponde alla crescente esigenza delle famiglie di essere accompagnate con competenza e sensibilità durante le fasi di attesa, nascita e accoglienza del neonato.
Nel panorama delle professioni perinatali, l’Educatrice Perinatale si distingue per un approccio assistenziale e relazionale, volto a sostenere la genitorialità con strumenti fondati sulla scienza e sull’ascolto. Questa figura promuove il benessere familiare, integrando conoscenze teoriche e pratiche con una visione sistemica e inclusiva.
Scopri strumenti pratici, relazionali ed educativi da usare da subito nel lavoro con le famiglie.
Capire chi è l’Educatrice Perinatale significa riconoscere il valore di un accompagnamento professionale che mette al centro la relazione, la consapevolezza e la prevenzione.
L’Educatrice Perinatale è una professionista formata per offrire supporto alle famiglie, con particolare attenzione alla relazione tra madre, bambino e coppia. La sua formazione integra competenze pedagogiche, educative e pratiche, con un approccio che considera la famiglia come un sistema in evoluzione. Il suo ruolo è fondamentale per promuovere il benessere emotivo dei neo-genitori e aiutare nella gestione dei cambiamenti legati alla nascita di un figlio.
L’Educatrice Perinatale è una professionista con una solida formazione perinatale, capace di lavorare al fianco di mamme, papà e famiglie, offrendo ascolto, orientamento e strumenti concreti. La sua azione si inserisce in una rete di figure che cooperano nel sostegno alla nascita e ai primi legami.
Attraverso una visione sistemica e relazionale, questa figura accompagna la genitorialità nella sua evoluzione, sostenendo i genitori nella costruzione del loro ruolo e promuovendo il benessere del bambino fin dalle sue prime esperienze relazionali.
Cosa fa l’Educatrice Perinatale: aree di intervento e modalità operative
Vediamo nel dettaglio cosa fa l’Educatrice Perinatale nelle diverse fasi del periodo perinatale.
1. Accompagnamento in gravidanza
L’Educatrice Perinatale supporta le donne in gravidanza attraverso colloqui individuali e incontri di gruppo, aiutandole a vivere questo periodo con maggiore serenità e consapevolezza. Offre informazioni attendibili e scientificamente aggiornate e sostiene la costruzione della fiducia nelle proprie risorse.
2. Accompagnamento alla nascita
Attraverso incontri di accompagnamento alla nascita, l’Educatrice Perinatale aiuta le donne e le coppie a prepararsi al parto e alla nuova esperienza genitoriale. Gli incontri, fondati su un approccio educativo e preventivo, integrano aspetti informativi, esperienziali ed emotivi, valorizzando il ruolo attivo dei genitori.
3. Puerperio e primi mesi di vita
Nel delicato periodo del post-parto, l’Educatrice Perinatale sostiene la madre nel recupero fisico ed emotivo, promuove il legame con il neonato e accompagna la coppia nei cambiamenti della quotidianità. Si occupa anche di fornire indicazioni pratiche e favorire la riorganizzazione dei ruoli familiari.
4. Supporto all’allattamento
Non sostituisce i consulenti IBCLC, ma è in grado di offrire un primo orientamento sull’allattamento al seno, incoraggiando una relazione serena e informata tra mamma e bambino. Può anche aiutare a riconoscere eventuali difficoltà e indirizzare a figure specializzate.
5. Cura del neonato e prime competenze genitoriali
L’Educatrice Perinatale aiuta i genitori a sviluppare competenze concrete nella cura del neonato: fasciarlo, tenerlo in braccio in sicurezza, interpretare i segnali, comprendere i bisogni del bambino. Questi momenti diventano anche occasione per rafforzare la relazione e la fiducia reciproca.
6. Gestione delle dinamiche familiari
Favorisce la comunicazione all’interno della coppia e nella nuova famiglia, aiuta a gestire i conflitti, il carico emotivo e le trasformazioni identitarie che la nascita comporta. Sostiene anche i padri e le figure affettive coinvolte.
I benefici dell’alimentazione al seno per mamma e bambino sono ormai considerati un dato di fatto, supportato dalla vastissima letteratura scientifica disponibile.
Riassumendo, possiamo dire che i 3 vantaggi principali sono:
Fornisceprotezione contro le malattie gastrointestinali e respiratorie che, contrariamente a quanto si crede, comunemente sono presenti, seppur in misura minore, anche nei paesi industrializzati e non solo in quelli in via di sviluppo;
Riduce gli episodi di diarrea e dissenteria, una delle cause della morte neonatale.
Fornisce energia e sostanze nutritive che migliorano lo sviluppo cerebrale e riducono il rischio di sovrappeso e obesità in età adulta. Il latte materno garantisce oltre il 50% del fabbisogno tra i 6 e i 12 mesi e oltre il 35% tra i 12 e i 24 mesi
L’allattamento al seno è protettivo anche nei confronti della madre e contribuisce a ridurre il rischio di cancro alle ovaie e al seno, oltre ad avere un blando effetto di contraccettivo naturale, inducendo l’assenza delle mestruazioni (amenorrea da allattamento) aiutando così a distanziare le gravidanze.
A proposito di latte materno, riteniamo sia fondamentale fare un piccolo approfondimento su come avviene la produzione di questo alimento così importante nel corpo della donna.
Differenze tra Educatrice Perinatale e altre figure professionali perinatali
Per capire meglio le differenze tra Educatrice Perinatale e altre figure professionali perinatali, ecco una tabella comparativa che mette a confronto ruoli, competenze e approcci:
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Figura professionale
Formazione
Ambito di intervento
Approccio
Educatrice Perinatale
Master multidisciplinare
Dal concepimento ai primi mesi
Educativo e relazionale
Ostetrica
Laurea sanitaria
Gravidanza, parto, puerperio
Clinico-sanitario
Doula
Formazione privata non regolamentata
Accompagnamento emotivo
Non sanitario, di presenza
Vuoi approfondire le differenze tra Educatrice Perinatale e Puericultrice?
Gli stessi ormoni che guidano i cambiamenti psico-fisiologici del corpo della mamma durante la gravidanza sono responsabili dei cambiamenti del seno nella preparazione e nel proseguimento dell’allattamento. Il primo cambiamento che la mamma può apprezzare da sola avviene nel I trimestre di gravidanza ed è chiamato "fase di accrescimento": in questa fase dotti e alveoli crescono rapidamente e i seni appaiono sensibili al tatto e di volume maggiore. È la fase chiamata Mammazione ed è spinta dagli estrogeni (aumento dei dotti) e dal progesterone (accrescimento degli alveoli) . Solo una piccola parte di accrescimento coinvolge il tessuto adiposo e quello di sostegno. Dopo l’accrescimento del primo trimestre il sistema va in pausa fino a 12 settimane prima del parto, quando le ghiandole mammarie cominciano a secernere il colostro, grazie alla spinta della prolattina che contemporaneamente provoca la caduta dei livelli di estrogeni e progesterone. Questa fase chiamata Lattogenesi I durerà fino al secondo giorno dopo il parto. Successivamente compare la montata lattea (Lattogenesi II) che dura dal terzo all’ottavo giorno dopo il parto (l’inizio fisiologico è tra le 30 e le 40 ore dopo il parto). In questa fase, anch'essa controllata dagli ormoni, il seno appare turgido e caldo. Gli ormoni sono implicati anche nell’aumento della circolazione dei vasi sanguigni sottocutanei (necessario per sostenere le nuove richieste metaboliche del tessuto mammario), che determinano il cambiamento di pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo. Dal 9° giorno fino alla fine dell’allattamento, il sistema si autoalimenta e non è più governato dagli ormoni, ma la produzione di latte è regolata dalle richieste del bambino mediante la suzione e lo svuotamento del seno è sotto il controllo autocrino, secondo il meccanismo della domanda e dell’offerta. Il passaggio dal controllo ormonale della produzione di latte al controllo guidato dal bambino avviene in modo graduale ed è necessario un periodo di adattamento (la calibrazione) che dura dalle 4 alle 6 settimane dall’inizio di questa fase (si parla, nello specifico, di Lattogenesi III). Nel sistema della domanda e dell’offerta è coinvolto l’ormone ossitocina che è responsabile della contrazione delle piccole cellule muscolari che circondano l’alveolo che permettono la spinta del latte verso il capezzolo (riflesso di eiezione del latte). L’ossitocina è prodotta maggiormente a seguito di stimoli visivi, tattili, uditivi e psicologici, quindi quando la mamma vede, sente, tocca ed è in sintonia con il suo bambino (da qui l’importanza biologica della tranquillità). ed è inibita dal dolore, dallo stress (produzione di cortisolo), dal disagio psico-fisico, dall’assunzione di alcool e nicotina.
Gli stessi ormoni che guidano i cambiamenti psico-fisiologici del corpo della mamma durante la gravidanza sono responsabili dei cambiamenti del seno nella preparazione e nel proseguimento dell’allattamento. Il primo cambiamento che la mamma può apprezzare da sola avviene nel I trimestre di gravidanza ed è chiamato "fase di accrescimento": in questa fase dotti e alveoli crescono rapidamente e i seni appaiono sensibili al tatto e di volume maggiore. È la fase chiamata Mammazione ed è spinta dagli estrogeni (aumento dei dotti) e dal progesterone (accrescimento degli alveoli) . Solo una piccola parte di accrescimento coinvolge il tessuto adiposo e quello di sostegno.
Dopo l’accrescimento del primo trimestre il sistema va in pausa fino a 12 settimane prima del parto, quando le ghiandole mammarie cominciano a secernere il colostro, grazie alla spinta della prolattina che contemporaneamente provoca la caduta dei livelli di estrogeni e progesterone. Questa fase chiamata Lattogenesi I durerà fino al secondo giorno dopo il parto.
Successivamente compare la montata lattea (Lattogenesi II) che dura dal terzo all’ottavo giorno dopo il parto (l’inizio fisiologico è tra le 30 e le 40 ore dopo il parto). In questa fase, anch'essa controllata dagli ormoni, il seno appare turgido e caldo.
Gli ormoni sono implicati anche nell’aumento della circolazione dei vasi sanguigni sottocutanei (necessario per sostenere le nuove richieste metaboliche del tessuto mammario), che determinano il cambiamento di pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo.
Dal 9° giorno fino alla fine dell’allattamento, il sistema si autoalimenta e non è più governato dagli ormoni, ma la produzione di latte è regolata dalle richieste del bambino mediante la suzione e lo svuotamento del seno è sotto il controllo autocrino, secondo il meccanismo della domanda e dell’offerta. Il passaggio dal controllo ormonale della produzione di latte al controllo guidato dal bambino avviene in modo graduale ed è necessario un periodo di adattamento (la calibrazione) che dura dalle 4 alle 6 settimane dall’inizio di questa fase (si parla, nello specifico, di Lattogenesi III).
Nel sistema della domanda e dell’offerta è coinvolto l’ormone ossitocina che è responsabile della contrazione delle piccole cellule muscolari che circondano l’alveolo che permettono la spinta del latte verso il capezzolo (riflesso di eiezione del latte). L’ossitocina è prodotta maggiormente a seguito di stimoli visivi, tattili, uditivi e psicologici, quindi quando la mamma vede, sente, tocca ed è in sintonia con il suo bambino (da qui l’importanza biologica della tranquillità). ed è inibita dal dolore, dallo stress (produzione di cortisolo), dal disagio psico-fisico, dall’assunzione di alcool e nicotina.
Come diventare Educatrice Perinatale
Domandarsi come diventare Educatrice Perinatale significa riconoscere che si tratta di una figura professionale perinatale che richiede una formazione specifica, strutturata e multidisciplinare. Non basta la passione: servono competenze biologiche, pedagogiche, relazionali, educative e conoscenze approfondite sul periodo perinatale.
Il percorso più completo e riconosciuto è il Master in Educatrice Perinatale di VivInfanzia, che integra teoria, pratica, casi studio e supervisione.
A chi si rivolge il Master di VivInfanzia?
Figure che operano in contesti legati al supporto genitoriale: professioniste in ambito pedagogico, psicologico o sociale che vogliono specializzarsi nel supporto perinatale.
Professioniste dell'area materno-infantile: ostetriche, puericultrici, doule, operatrici della nascita, che desiderano integrare un approccio strutturato e relazionale con madri e neo-genitori.
Chi cerca un nuovo inizio professionale: donne motivate da esperienze personali o desiderio di cambiamento, che vogliono costruire una professione centrata sull'accoglienza e il sostegno.
Quali competenze ti servono per lavorare come Educatrice Perinatale?
Capacità di ascolto e comunicazione empatica: fondamentali per instaurare relazioni di fiducia e sostenere l'espressione emotiva delle famiglie.
Attitudine alla formazione continua: l'ambito perinatale è in costante evoluzione e richiede aggiornamento professionale continuo.
Sguardo sistemico e inclusivo: per collaborare efficacemente con altre figure e riconoscere la complessità delle esperienze familiari.
Consapevolezza del proprio ruolo: per offrire un supporto non sanitario ma educativo, relazionale, informativo e rispettoso dei confini professionali.
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Perché scegliere questa professione
Scegliere di diventare Educatrice Perinatale significa contribuire attivamente al benessere delle famiglie, offrendo uno spazio di ascolto e accompagnamento competente.
Significa anche lavorare con flessibilità e autonomia, costruendo un profilo professionale unico, in grado di integrarsi con molte realtà: consultori, associazioni, studi professionali, servizi educativi, progetti privati.
In un tempo in cui la genitorialità richiede sempre più sostegno, l'Educatrice Perinatale rappresenta una risposta concreta, fondata su conoscenze aggiornate e sensibilità relazionale.
Testimonianze
Ho scelto il Master per Educatrice Perinatale di VivInfanzia per ampliare le mie competenze in modo concreto. È stata un'esperienza formativa ricca e trasformativa, che mi ha dato strumenti utili fin da subito.
Maria, educatrice
Questa formazione ha dato un senso nuovo al mio lavoro con le famiglie: ho imparato ad accogliere, a leggere i bisogni, a costruire percorsi di accompagnamento personalizzati.
lucia, doula
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Se senti che questo percorso potrebbe risuonare con la tua esperienza e il tuo desiderio di accompagnare le famiglie con competenza e sensibilità, parlane con noi.
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☑️ Approfondisci le differenze tra Educatrice Perinatale e altre figure leggendo "Puericultrice o Educatrice Perinatale?"
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