Differenza tra consulente del sonno infantile e coach del sonno infantile

Nel panorama delle professioni a supporto della genitorialità sono emerse, negli ultimi 5 anni due nuove figure che si occupano di sonno infantile: la “consulente del sonno” e la “coach del sonno”.

A prima vista queste due figure hanno lo stesso obiettivo: aiutare le famiglie nella gestione delle difficoltà del sonno dei loro bambini.

Se però andiamo più a fondo scopriamo che tra la consulente del sonno e la coach del sonno ci sono profonde differenze sia per quanto riguarda gli obiettivi, sia per gli strumenti utilizzati per raggiungere lo scopo.

La consulente del sonno applica
- quasi totalità dei casi - un metodo di training, cioè una strategia di allenamento al sonno che ha come obiettivo cercare di prolungare i cicli del sonno del bambino, limitando i risvegli notturni e promuovere l’autonomia, cioè portare il bambino a dormire il prima possibile da solo nella sua cameretta.

Questo approccio, profondamente radicato negli USA, presenta alcuni grossi problemi.

Il primo problema è che il training è un metodo di condizionamento del comportamento e quindi non può essere rispettoso dei tempi di sviluppo naturale del bambino. Con il training stiamo “forzando le tappe”, obblighiamo il bambino a imparare un comportamento.

Il secondo problema è che il training risponde alle esigenze dei genitori e non del bambino. Per tutto il primo anno il piccolo non cerca l’autonomia, ma la vicinanza con la sua mamma; si sveglia di notte non per “fare un capriccio”, ma perché è naturalmente programmato per fare così, sia per la poca capacità di contenimento dello stomaco, sia per il bisogno di “presenza” che è il motivo per cui il lattante richiama l’adulto.

La trainer del sonno cerca quindi la strategia per “far dormire i bambini” e non si preoccupa dell’altro grande attore di questa relazione: i genitori.

La coach del sonno adotta un approccio più sistemico e incentrato tanto sul bambino, quanto sui genitori.

Il suo obiettivo non è “far addormentare il bambino”, ma guidare il genitore nella scelta dei comportamenti da mettere in atto per promuovere il sonno, tanto del piccolo, quanto dei genitori.
Questa figura si posiziona come un partner collaborativo, lavorando insieme ai genitori per sviluppare strategie e piani di azione che migliorino il sonno dei loro bambini.
Mentre una coach del sonno infantile può condividere le conoscenze sul sonno e le strategie, l'obiettivo principale è quello di guidare i genitori nella presa di decisioni informate. Attraverso conversazioni aperte e riflessioni guidate, la coach cerca di aumentare la consapevolezza dei genitori riguardo ai modelli di sonno dei loro bambini e li aiuta a prendere misure mirate. Invece di fornire soluzioni "pronte all'uso", la coach del sonno infantile mira a sviluppare le capacità dei genitori nell'affrontare i cambiamenti di abitudini di sonno in modo autonomo.

Anche se abbiamo chiamato il Master di VivInfanzia “Consulente del sonno”, la figura professionale che formiamo è quella di coach del sonno infantile. 

Abbiamo scelto la parola “consulente” per praticità e perché è quella più comunemente usata. 
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