Routine del sonno e le tecniche che funzionano DAVVERO
l bambini, soprattutto i neonati, faticano ad adattarsi alla vita fuori dall'utero, e il sonno dei primi mesi è - per molti genitori - una battaglia quotidiana. Senza una guida, il disorientamento e l'insicurezza possono aumentare, rendendo difficili le notti sia per i piccoli che per mamme e papà. In qualità di figura di sostegno alle genitorialità, puoi fare molto per aiutare il bambino a trovare un ambiente sicuro e prevedibile, migliorando il suo riposo (diurno e notturno) e, di conseguenza, il benessere di tutta la famiglia. Come? Creando per loro una routine del sonno efficace.
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INDICE DEI CONTENUTI:
- I neonati e l’importanza delle routine
- Come cambia il sonno dei neonati e dei bambini
- Routine e schemi: una guida per mamma e bambino
- Come creare una routine della nanna davvero EFFICACE?
- Domande frequenti sulla nanna dei bambini
- 7 consigli per implementare una strategia di training davvero efficace
I neonati e l’importanza delle routine
Immagina di svegliarti e di trovarti al bancone di un affollato pub in Giappone: sei seduta lì in mezzo a tante altre persone che scherzano e ridono a battute che non capisci; altre, al tavolo, mangiano cibi che non non ti sono familiari in un modo che non ti è consono. Molte ti guardano, ti parlano, ti chiedono di interagire, ma tu non capisci cosa dicono e non hai né punti di riferimento né altri modi per comunicare se non usando i gesti, che vengono spesso mal interpretati e a cui gli astanti ridono o rispondono in modo reciprocamente incoerente.
È così che mi piace pensare alla nascita, vista dalla prospettiva del neonato.
Non deve essere facile trovarsi, in pochi minuti, catapultati dal comodo (fino a qualche settimana prima), caldo e accogliente mondo uterino, dove suoni, luci e rumori arrivavano filtrati e ovattati e dove ciò che era familiare era il battito del cuore e il ritmo del respiro della mamma, in un mondo pieno di stimoli sparati alla massima potenza: luci e suoni fortissimi, trambusto, molte persone che mi toccano e mi spostano, freddo sulla pelle (dove prima era tutto caldo e bagnato)... e questa cosa - l'aria - che mi brucia nei polmoni.
Cosa mi resta del mio mondo "là dentro"? Cosa può essere ancora familiare, il mio punto di riferimento? Eccolo, lo sento: in mezzo a questo - come lo chiamano? "casino" - due cose le riconosco: l'odore della mamma e la sua voce. Anche quella del papà in verità: la distinguo perché è più bassa e profonda, ma quella della mamma... si sì, è lei! La riconoscerei tra altre decine di voci di altre mamme che hanno partorito lo stesso giorno e si trovano nella stessa stanza.
È lei.
Posso sentirla. Chissà se mi riconoscerà come io l'ho riconosciuta, chissà se capirà che sono proprio io quello/a che ha a lungo sognato, immaginato, disegnato nella sua mente.
Sono passati pochi giorni, e non ho ancora avuto il tempo di adattarmi a tutti questi grandi cambiamenti - che qui chiamano "nascita" - e già mi cambiano di nuovo le carte in tavola.
Mi hanno di nuovo trasferito in un posto sconosciuto. Lo chiamano "casa". È diverso dal posto di prima: almeno sembra più tranquillo, non c'è più quella puzza terribile di - come si dice? disinfettante - che mi faceva arricciare il naso. E almeno con me ci sono la mamma e il papà.
Un passo avanti.
Però questo mondo ancora non lo capisco. Per ora le cose si svolgono in modo automatico. Faccio la nanna molte ore (che qui tutti questi stimoli stancano) e mi sveglio solo per la pappa e per gestire questa cosa fastidiosa che è la sensazione di bagnato qui sotto, che arriva dopo aver finito di mangiare. O anche prima. Non è chiaro.
Quello che ho capito bene, invece, è una cosa. Importante. Di più, fondamentale.
Io non so cosa ci sto a fare qui, non so ancora come funziona questo "mondo" e ho bisogno di qualcuno che dia un senso al mio essere qui. Ho deciso: è la mamma quella che deve aiutarmi a capire. Facciamo un patto: io cerco di impegnarmi a stare al passo con tutte queste novità - tutte insieme. Ma tu, mamma, (ma anche tu, papà), spiegatemi come funziona.
Ve lo dico io come fare: io ero abituato là in quell'altro mondo ovattato e bagnato, ad avere un certo ritmo nelle cose. Una sequenza.
Sì, ecco: il ritmo mi piace.
Ritmo: come il battito del cuore della mamma o il suo respiro.
Allora facciamo così: mamma, organizza la mia giornata in uno schema, fatto di momenti e azioni che - per adesso - siano abbastanza uguali. Una cosa che mi aiuti a capire come funziona stare qui con voi, che mi aiuti a prevedere cosa accadrà dopo.
Perché prevedere mi dà sicurezza. Mi dice che in quel momento ci sarà il bagnetto, e poi giocheremo e parleremo insieme un pochino, e poi mi viene sonno e dormirò un pò e poi avrò fame e mi prenderai in braccio e di nuovo sarò un pochino come in quell'altro mondo.
Non aiuta anche te, mamma, avere questo schema? Non toglie anche a te quella sensazione di imprevedibilità che per me è forte (mi sembra che ci sia stata una donna importante una volta - Melanie Klein? - che ha chiamato questa cosa "angoscia")? Non dà anche a te sicurezza?
Mi sembra una buona idea, mamma. Che ne dici? Chiamiamo questa cosa: Routine.
È così che mi piace pensare alla nascita, vista dalla prospettiva del neonato.
Non deve essere facile trovarsi, in pochi minuti, catapultati dal comodo (fino a qualche settimana prima), caldo e accogliente mondo uterino, dove suoni, luci e rumori arrivavano filtrati e ovattati e dove ciò che era familiare era il battito del cuore e il ritmo del respiro della mamma, in un mondo pieno di stimoli sparati alla massima potenza: luci e suoni fortissimi, trambusto, molte persone che mi toccano e mi spostano, freddo sulla pelle (dove prima era tutto caldo e bagnato)... e questa cosa - l'aria - che mi brucia nei polmoni.
Cosa mi resta del mio mondo "là dentro"? Cosa può essere ancora familiare, il mio punto di riferimento? Eccolo, lo sento: in mezzo a questo - come lo chiamano? "casino" - due cose le riconosco: l'odore della mamma e la sua voce. Anche quella del papà in verità: la distinguo perché è più bassa e profonda, ma quella della mamma... si sì, è lei! La riconoscerei tra altre decine di voci di altre mamme che hanno partorito lo stesso giorno e si trovano nella stessa stanza.
È lei.
Posso sentirla. Chissà se mi riconoscerà come io l'ho riconosciuta, chissà se capirà che sono proprio io quello/a che ha a lungo sognato, immaginato, disegnato nella sua mente.
Sono passati pochi giorni, e non ho ancora avuto il tempo di adattarmi a tutti questi grandi cambiamenti - che qui chiamano "nascita" - e già mi cambiano di nuovo le carte in tavola.
Mi hanno di nuovo trasferito in un posto sconosciuto. Lo chiamano "casa". È diverso dal posto di prima: almeno sembra più tranquillo, non c'è più quella puzza terribile di - come si dice? disinfettante - che mi faceva arricciare il naso. E almeno con me ci sono la mamma e il papà.
Un passo avanti.
Però questo mondo ancora non lo capisco. Per ora le cose si svolgono in modo automatico. Faccio la nanna molte ore (che qui tutti questi stimoli stancano) e mi sveglio solo per la pappa e per gestire questa cosa fastidiosa che è la sensazione di bagnato qui sotto, che arriva dopo aver finito di mangiare. O anche prima. Non è chiaro.
Quello che ho capito bene, invece, è una cosa. Importante. Di più, fondamentale.
Io non so cosa ci sto a fare qui, non so ancora come funziona questo "mondo" e ho bisogno di qualcuno che dia un senso al mio essere qui. Ho deciso: è la mamma quella che deve aiutarmi a capire. Facciamo un patto: io cerco di impegnarmi a stare al passo con tutte queste novità - tutte insieme. Ma tu, mamma, (ma anche tu, papà), spiegatemi come funziona.
Ve lo dico io come fare: io ero abituato là in quell'altro mondo ovattato e bagnato, ad avere un certo ritmo nelle cose. Una sequenza.
Sì, ecco: il ritmo mi piace.
Ritmo: come il battito del cuore della mamma o il suo respiro.
Allora facciamo così: mamma, organizza la mia giornata in uno schema, fatto di momenti e azioni che - per adesso - siano abbastanza uguali. Una cosa che mi aiuti a capire come funziona stare qui con voi, che mi aiuti a prevedere cosa accadrà dopo.
Perché prevedere mi dà sicurezza. Mi dice che in quel momento ci sarà il bagnetto, e poi giocheremo e parleremo insieme un pochino, e poi mi viene sonno e dormirò un pò e poi avrò fame e mi prenderai in braccio e di nuovo sarò un pochino come in quell'altro mondo.
Non aiuta anche te, mamma, avere questo schema? Non toglie anche a te quella sensazione di imprevedibilità che per me è forte (mi sembra che ci sia stata una donna importante una volta - Melanie Klein? - che ha chiamato questa cosa "angoscia")? Non dà anche a te sicurezza?
Mi sembra una buona idea, mamma. Che ne dici? Chiamiamo questa cosa: Routine.
Come cambia il sonno dei neonati e dei bambini
Il sonno dei neonati e dei bambini fino ai 3-5 anni non è un aspetto della vita che si sviluppa in modo lineare, ma come altri cambiamenti richiede tempo, pazienza, adattamento ed è soggetto a fluttuazioni che dipendono da molti fattori - interni ed esterni al piccolo.
Per i primi 2-3 mesi dopo la nascita il sonno è gestito in modo automatico, guidato dalla maturazione biologica. Il bambino non è ancora in grado di comprendere e sfruttare il ritmo circadiano e la melatonina prodotta dal bambino è assente o insufficiente. Basta quella scorta che la mamma gli ha fornito durante la gravidanza e le piccole aggiunte presenti nel latte materno.
Nel 3° e 4° mese le abilità e le competenze del bambino aumentano, così come il suo coinvolgimento e la sua partecipazione alle relazioni e all'ambiente. Il bambino comincia a produrre autonomamente la melatonina, ma è ancora nella fase di adattamento e non è ancora in grado di collegare da solo i cicli del sonno. Si sveglia quindi spesso di notte anche ogni ora o due o tre. Ogni bambino è diverso.
Il quarto mese è un momento delicato. La chiamano "regressione" come se fosse un aspetto negativo, una fastidiosa interruzione della linearità delle conquiste osservate fino a questo momento. Invece è un periodo transitorio di necessario adattamento: è importante consolidare tutto quello che il bambino ha appreso finora, tutte le novità. E tutte le esperienze e i vissuti del giorno si riflettono nella nanna notturna (e nei pisolini diurni).
Da questo momento la nanna del bambino sarà tutto un "alto e basso": periodi di relativa stabilità e calma, alternati ad altri momenti in cui il bambino avrà bisogno di rallentare, fermarsi, tornare indietro, consolidare. Succederà ogni volta che il bambino incontrerà un grosso cambiamento nella sua vita (i dentini a 6 mesi, lo svezzamento a 6 mesi, gli incontri sociali e l'ansia da separazione a 8 mesi, le abilità e le conquiste motorie a 6-8-10-12 mesi). Tutti questi cambiamenti rappresentano nuove richieste di adattamento, nuove fatiche da superare per i genitori e per il bambino, e nuovi scombussolamenti nella nanna diurna e soprattutto notturna.
Ma non sono solo i cambiamenti fisici a generare piccoli e grandi tsunami. Anche l'ambiente, le relazioni familiari, le interazioni, l'arrivo di un fratellino, le emozioni sono aspetti che si riflettono nel sonno del bambino. Esattamente come accade anche per gli adulti.
Per i primi 2-3 mesi dopo la nascita il sonno è gestito in modo automatico, guidato dalla maturazione biologica. Il bambino non è ancora in grado di comprendere e sfruttare il ritmo circadiano e la melatonina prodotta dal bambino è assente o insufficiente. Basta quella scorta che la mamma gli ha fornito durante la gravidanza e le piccole aggiunte presenti nel latte materno.
Nel 3° e 4° mese le abilità e le competenze del bambino aumentano, così come il suo coinvolgimento e la sua partecipazione alle relazioni e all'ambiente. Il bambino comincia a produrre autonomamente la melatonina, ma è ancora nella fase di adattamento e non è ancora in grado di collegare da solo i cicli del sonno. Si sveglia quindi spesso di notte anche ogni ora o due o tre. Ogni bambino è diverso.
Il quarto mese è un momento delicato. La chiamano "regressione" come se fosse un aspetto negativo, una fastidiosa interruzione della linearità delle conquiste osservate fino a questo momento. Invece è un periodo transitorio di necessario adattamento: è importante consolidare tutto quello che il bambino ha appreso finora, tutte le novità. E tutte le esperienze e i vissuti del giorno si riflettono nella nanna notturna (e nei pisolini diurni).
Da questo momento la nanna del bambino sarà tutto un "alto e basso": periodi di relativa stabilità e calma, alternati ad altri momenti in cui il bambino avrà bisogno di rallentare, fermarsi, tornare indietro, consolidare. Succederà ogni volta che il bambino incontrerà un grosso cambiamento nella sua vita (i dentini a 6 mesi, lo svezzamento a 6 mesi, gli incontri sociali e l'ansia da separazione a 8 mesi, le abilità e le conquiste motorie a 6-8-10-12 mesi). Tutti questi cambiamenti rappresentano nuove richieste di adattamento, nuove fatiche da superare per i genitori e per il bambino, e nuovi scombussolamenti nella nanna diurna e soprattutto notturna.
Ma non sono solo i cambiamenti fisici a generare piccoli e grandi tsunami. Anche l'ambiente, le relazioni familiari, le interazioni, l'arrivo di un fratellino, le emozioni sono aspetti che si riflettono nel sonno del bambino. Esattamente come accade anche per gli adulti.
Routine e schemi: una guida per mamma e bambino
Se alla necessità di adattamento ai cambiamenti corrisponde una maggiore difficoltà a addormentarsi o a riaddormentarsi dopo un risveglio (i bambini non hanno la capacità di "girarsi dall'altra parte" e di ricominciare a dormire in modo automatico), è pur vero che abbiamo uno strumento per aiutare i bambini a superare tutti i momenti difficili.
Di fronte alla imprevedibilità possiamo costruire schemi e regolarità per dare al piccolo e agli adulti almeno qualche punto di riferimento solido su cui contare.
Al bambino basta, sempre, la presenza del suo adulto di riferimento (caregiver). La ricerca di vicinanza è scritta dal punto di vista evolutivo e biologico nel nostro DNA ed è per questo che il bambino, quando si sveglia, cerca il suo punto di riferimento. Perché vuole quel contatto che dà sicurezza.
Se non lo trova spontaneamente, perché il bimbo dorme lontano dalla mamma o nella sua cameretta, si attiva quella ricerca di ricongiungimento. Ecco perché il bambino piange, chiama, chiede di essere preso in braccio per ricostruire quel nido (il bonding) che lo riporta all'unico posto sicuro per eccellenza: l'utero materno.
Quando la situazione invece è tranquilla, sono gli schemi e le routine lo strumento principale per creare quella stabilità che aiuta il bambino a dare senso e significato alla sua esperienza nel mondo e che aiuta mamma e bambino a creare prevedibilità e quindi, ancora una volta, sicurezza.
Dunque le routine e gli schemi rappresentano una guida, una bussola per mamma e bambino che orienta entrambi nella conoscenza reciproca e nel superare le difficoltà quotidiane e le sfide della crescita e dell'adattamento.
Proprio per questo non possono trasformarsi in una rigida tabella da seguire in modo rigoroso. Il famoso metodo di Tracy Hogg "EASY" può certamente funzionare a patto che venga interpretato in modo flessibile, nel rispetto dei bisogni fisiologici del bambino e che il suo uso sia limitato alla fascia 0-4 mesi. Successivamente diventa troppo rigido, anche se Hogg propone schemi e tabelle per bambini di 6 mesi e oltre, e rischia di agganciare la madre e il bambino in una spirale "orologio alla mano" in cui il tempo è più importante della osservazione e della relazione con il proprio piccolo.
Lo stesso rischio viene esasperato nelle tecniche CIO del cosiddetto "pianto controllato" o estinzione "più o meno graduale" del pianto proposta da Estivill nel controverso Fate la nanna.
Applicati in questo modo, questi metodi non funzionano ed è questo uno dei più grandi errori di tante tecniche di training sul sonno infantile.
Usare schemi, routine e tabelle in modo così rigido non guida mamma e bambino nella conoscenza e nel rispetto reciproco, ma rappresenta una forzatura, un vero e proprio tentativo di condizionamento del comportamento che non ha nulla di fisiologico, e dagli effetti deleteri a medio e lungo termine.
Di fronte alla imprevedibilità possiamo costruire schemi e regolarità per dare al piccolo e agli adulti almeno qualche punto di riferimento solido su cui contare.
Al bambino basta, sempre, la presenza del suo adulto di riferimento (caregiver). La ricerca di vicinanza è scritta dal punto di vista evolutivo e biologico nel nostro DNA ed è per questo che il bambino, quando si sveglia, cerca il suo punto di riferimento. Perché vuole quel contatto che dà sicurezza.
Se non lo trova spontaneamente, perché il bimbo dorme lontano dalla mamma o nella sua cameretta, si attiva quella ricerca di ricongiungimento. Ecco perché il bambino piange, chiama, chiede di essere preso in braccio per ricostruire quel nido (il bonding) che lo riporta all'unico posto sicuro per eccellenza: l'utero materno.
Quando la situazione invece è tranquilla, sono gli schemi e le routine lo strumento principale per creare quella stabilità che aiuta il bambino a dare senso e significato alla sua esperienza nel mondo e che aiuta mamma e bambino a creare prevedibilità e quindi, ancora una volta, sicurezza.
Dunque le routine e gli schemi rappresentano una guida, una bussola per mamma e bambino che orienta entrambi nella conoscenza reciproca e nel superare le difficoltà quotidiane e le sfide della crescita e dell'adattamento.
Proprio per questo non possono trasformarsi in una rigida tabella da seguire in modo rigoroso. Il famoso metodo di Tracy Hogg "EASY" può certamente funzionare a patto che venga interpretato in modo flessibile, nel rispetto dei bisogni fisiologici del bambino e che il suo uso sia limitato alla fascia 0-4 mesi. Successivamente diventa troppo rigido, anche se Hogg propone schemi e tabelle per bambini di 6 mesi e oltre, e rischia di agganciare la madre e il bambino in una spirale "orologio alla mano" in cui il tempo è più importante della osservazione e della relazione con il proprio piccolo.
Lo stesso rischio viene esasperato nelle tecniche CIO del cosiddetto "pianto controllato" o estinzione "più o meno graduale" del pianto proposta da Estivill nel controverso Fate la nanna.
Applicati in questo modo, questi metodi non funzionano ed è questo uno dei più grandi errori di tante tecniche di training sul sonno infantile.
Usare schemi, routine e tabelle in modo così rigido non guida mamma e bambino nella conoscenza e nel rispetto reciproco, ma rappresenta una forzatura, un vero e proprio tentativo di condizionamento del comportamento che non ha nulla di fisiologico, e dagli effetti deleteri a medio e lungo termine.
Come creare una routine della nanna davvero EFFICACE?
Una routine è efficace quando è utilizzata come strumento nella mani di una professionista, non quando rappresenta il mezzo - o peggio - il fine del nostro intervento di consulenza.
Come strumento, la routine deve essere inserita in un progetto di intervento di più ampio respiro, costruito in modo personalizzato, cucito addosso a quella specifica famiglia che la professionista incontra e conosce in uno specifico momento per percorso di adattamento che è la crescita.
Come strumento, la routine deve essere inserita in un progetto di intervento di più ampio respiro, costruito in modo personalizzato, cucito addosso a quella specifica famiglia che la professionista incontra e conosce in uno specifico momento per percorso di adattamento che è la crescita.
La routine efficace guida i genitori, non interferisce e non stravolge i delicati equilibri e compromessi che ogni famiglia costruisce quotidianamente con fatica.
Non è quindi il nostro obiettivo né il primo elemento da proporre (peggio: la prima soluzione da proporre) ai genitori. La routine va costruita, analizzata, studiata. È adattata e adattabile alle esigenze e deve essere modificata in base alle richieste del bambino e alle necessità dei genitori.
Per questo va proposta, condivisa, accettata dai genitori PRIMA di applicarla.
Non è imposta dalla professionista, inserita a forza sulla base di un modello pre-costruito da altri, applicata sempre uguale come uno schemino da riciclare in ogni situazione.
La routine efficace ha vita breve. Dura al massimo 2-3 settimana e poi si adatta al cambiamento e alle nuove richieste del bambino e della famiglia.
Come abbiamo visto, il metodo EASY funziona bene per un lattante fino ai 4 mesi, ma "sta stretto" solo 8 settimane più tardi perché in quei due mesi quel bambino e quei genitori non sono più quelli di prima.
Non è quindi il nostro obiettivo né il primo elemento da proporre (peggio: la prima soluzione da proporre) ai genitori. La routine va costruita, analizzata, studiata. È adattata e adattabile alle esigenze e deve essere modificata in base alle richieste del bambino e alle necessità dei genitori.
Per questo va proposta, condivisa, accettata dai genitori PRIMA di applicarla.
Non è imposta dalla professionista, inserita a forza sulla base di un modello pre-costruito da altri, applicata sempre uguale come uno schemino da riciclare in ogni situazione.
La routine efficace ha vita breve. Dura al massimo 2-3 settimana e poi si adatta al cambiamento e alle nuove richieste del bambino e della famiglia.
Come abbiamo visto, il metodo EASY funziona bene per un lattante fino ai 4 mesi, ma "sta stretto" solo 8 settimane più tardi perché in quei due mesi quel bambino e quei genitori non sono più quelli di prima.
Domande frequenti sulla nanna dei bambini
Ecco alcune domande a cui la Consulente del sonno professionista di VivInfanzia è preparata a rispondere.
Fino ai 6 mesi l'OMS e Unicef raccomandano l'allattamento esclusivo al seno a richiesta. Quando lo svezzamento è ben avviato si può presumere che non tutti i risvegli notturni siano legati al bisogno nutritivo, ma che il seno sia uno strumento per consolarsi (suzione non nutritiva). È possibile disingaggiare l'associazione risveglio/seno/riaddormentamento utilizzando altre tecniche che aiutino il bambino a percepire la presenza della mamma e il suo contatto, senza offrire il capezzolo (ad es. appoggiando una mano al torace del bambino, dondolandolo, usando la voce).
Nel Master per Consulente del Sonno professionista di Vivinfanzia abbiamo introdotto il principio della "stanza della calma", un luogo studiato e pensato per mamme e bambini in cui ricreare le condizioni per favorire l'addormentamento del piccolo (luci soffuse, non schermi blu, musica rilassante di sottofondo, sedia a dondolo e contatto pelle a pelle).
Il passaggio da un addormentamento assistito a uno autonomo deve avvenire gradualmente e solo quando il bambino si sente pronto, perché ha acquisito nuovi strumenti per gestire le emozioni di un possibile risveglio e sa che mamma e papà ci sono anche se non sono fisicamente presenti con lui. Non esiste una età precisa in cui avviene questa transizione.
Non è possibile allungare artificialmente la durata del sonno del neonato. Si tratta principalmente di una questione di maturazione cerebrale e di fornire al bambino un ambiente sereno in cui la presenza della mamma e la richiesta di vicinanza sono garantite. Questi elementi, uniti ai principi dell'igiene del sonno, aiutano i bambini a vivere una giornata ricca e appagante, che si traduce in un livello di stanchezza ottimale e una maggiore disponibilità al riposo notturno. È fondamentale costruire una routine adeguata all’età e alle necessità del bambino e dei genitori
Non ci sono evidenze scientifiche definitive sulla associazione tra il consumo di alcuni alimenti e il miglioramento della durata o qualità del sonno. Alcuni cibi contenenti triptofano, ad esempio, possono avere un impatto positivo sul sonno, ma è un argomento che va attentamente studiato, prima di proporle alle famiglie.
- Come abituare il bambino a dormire senza seno?
Fino ai 6 mesi l'OMS e Unicef raccomandano l'allattamento esclusivo al seno a richiesta. Quando lo svezzamento è ben avviato si può presumere che non tutti i risvegli notturni siano legati al bisogno nutritivo, ma che il seno sia uno strumento per consolarsi (suzione non nutritiva). È possibile disingaggiare l'associazione risveglio/seno/riaddormentamento utilizzando altre tecniche che aiutino il bambino a percepire la presenza della mamma e il suo contatto, senza offrire il capezzolo (ad es. appoggiando una mano al torace del bambino, dondolandolo, usando la voce).
- Come rilassare un bimbo prima della nanna?
Nel Master per Consulente del Sonno professionista di Vivinfanzia abbiamo introdotto il principio della "stanza della calma", un luogo studiato e pensato per mamme e bambini in cui ricreare le condizioni per favorire l'addormentamento del piccolo (luci soffuse, non schermi blu, musica rilassante di sottofondo, sedia a dondolo e contatto pelle a pelle).
- Come insegnare a un bambino a fare la nanna da solo?
Il passaggio da un addormentamento assistito a uno autonomo deve avvenire gradualmente e solo quando il bambino si sente pronto, perché ha acquisito nuovi strumenti per gestire le emozioni di un possibile risveglio e sa che mamma e papà ci sono anche se non sono fisicamente presenti con lui. Non esiste una età precisa in cui avviene questa transizione.
- Come allungare il sonno di notte del neonato?
Non è possibile allungare artificialmente la durata del sonno del neonato. Si tratta principalmente di una questione di maturazione cerebrale e di fornire al bambino un ambiente sereno in cui la presenza della mamma e la richiesta di vicinanza sono garantite. Questi elementi, uniti ai principi dell'igiene del sonno, aiutano i bambini a vivere una giornata ricca e appagante, che si traduce in un livello di stanchezza ottimale e una maggiore disponibilità al riposo notturno. È fondamentale costruire una routine adeguata all’età e alle necessità del bambino e dei genitori
- Ci sono degli alimenti che favoriscono il sonno?
Non ci sono evidenze scientifiche definitive sulla associazione tra il consumo di alcuni alimenti e il miglioramento della durata o qualità del sonno. Alcuni cibi contenenti triptofano, ad esempio, possono avere un impatto positivo sul sonno, ma è un argomento che va attentamente studiato, prima di proporle alle famiglie.
7 consigli per implementare una strategia di training davvero efficace
Se sei una Consulente del Sonno (o vuoi diventarlo), questi consigli possono aiutarti a individuare la strategia di training più adatta al caso che devi affrontare.
1. Prima di applicare qualunque tecnica, fermati. Abbiamo bisogno di conoscere quel bambino e quella famiglia, entrare nel loro mondo, capire le loro necessità. Accogli le difficoltà di quella famiglia che ha fatto uno sforzo per affidarsi a te.
2. Mettiti nei panni del piccolo. Quali sono i bisogni del bambino? Cerchiamo di capire se le richieste dei genitori sono compatibili con le abilità e i suoi livelli di maturazione.
3. Osserva il bambino nel suo ambiente anche attraverso il racconto dei genitori. È il modo migliore per vedere come reagisce a quello che lo circonda. Tieni in considerazione che se osservi direttamente, la tua presenza influisce su quello che vedi e sul comportamento di chi osservi. Anche il tuo stato d'animo e il modo in cui interpreti quello che vedi e senti influisce sul tuo progetto di intervento
4. Poniti degli obiettivi: cosa voglio ottenere con il mio intervento? Costruisci obiettivi piccoli e raggiungibili in micro step. Cerca un compromesso tra quello che idealmente vorresti per quella famiglia e quello che puoi ottenere con le risorse e le energie che quei genitori possono investire in quel momento.
5. Assicurati che la routine pre-nanna funzioni. Nel caso prima del training dobbiamo costruirne una.
6. Imposta il tuo training
7. Avvia e monitora il training. Servirà qualche giorno di adattamento e spesso bisognerà cambiare e modificare qualcosa in base a come il piccolo reagisce. Sii flessibile.
Se vuoi approfondire questi argomenti con una formazione scientifica e specifica, il Master Training di VivInfanzia per Consulente del Sonno è quello che fa per te. Il percorso ti offre l'opportunità di ampliare le tue competenze nell'ambito del supporto alla genitorialità con una formazione flessibile, che si adatta ai tuoi orari e alle tue necessità. Clicca sul banner per saperne di più.
1. Prima di applicare qualunque tecnica, fermati. Abbiamo bisogno di conoscere quel bambino e quella famiglia, entrare nel loro mondo, capire le loro necessità. Accogli le difficoltà di quella famiglia che ha fatto uno sforzo per affidarsi a te.
2. Mettiti nei panni del piccolo. Quali sono i bisogni del bambino? Cerchiamo di capire se le richieste dei genitori sono compatibili con le abilità e i suoi livelli di maturazione.
3. Osserva il bambino nel suo ambiente anche attraverso il racconto dei genitori. È il modo migliore per vedere come reagisce a quello che lo circonda. Tieni in considerazione che se osservi direttamente, la tua presenza influisce su quello che vedi e sul comportamento di chi osservi. Anche il tuo stato d'animo e il modo in cui interpreti quello che vedi e senti influisce sul tuo progetto di intervento
4. Poniti degli obiettivi: cosa voglio ottenere con il mio intervento? Costruisci obiettivi piccoli e raggiungibili in micro step. Cerca un compromesso tra quello che idealmente vorresti per quella famiglia e quello che puoi ottenere con le risorse e le energie che quei genitori possono investire in quel momento.
5. Assicurati che la routine pre-nanna funzioni. Nel caso prima del training dobbiamo costruirne una.
6. Imposta il tuo training
7. Avvia e monitora il training. Servirà qualche giorno di adattamento e spesso bisognerà cambiare e modificare qualcosa in base a come il piccolo reagisce. Sii flessibile.
Se vuoi approfondire questi argomenti con una formazione scientifica e specifica, il Master Training di VivInfanzia per Consulente del Sonno è quello che fa per te. Il percorso ti offre l'opportunità di ampliare le tue competenze nell'ambito del supporto alla genitorialità con una formazione flessibile, che si adatta ai tuoi orari e alle tue necessità. Clicca sul banner per saperne di più.
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Riferimenti bibliografici
1. Lee, G. Y., & Kisilevsky, B. S. (2013). Fetuses respond to father’s voice but prefer mother’s voice after birth. Developmental Psychobiology, 56(1), 1–11. https://doi.org/10.1002/dev.21084
2. Klein, M. (2012). Il mondo interno del bambino: 1952-58. Bollati Boringhieri
3. McKenna, J. J., Ball, H. L., & Gettler, L. T. (2007). Mother–infant cosleeping, breastfeeding and sudden infant death syndrome: What biological anthropology has discovered about normal infant sleep and pediatric sleep medicine. American Journal of Physical Anthropology, 134(S45), 133–161. https://doi.org/10.1002/ajpa.20736
4. Hogg, T., & Blau, M. (2013). Il linguaggio segreto dei neonati. Edizioni Mondadori.
5. Estivill, E., & De Béjar, S. (1999). Fate la nanna: il semplice metodo che vi insegna a risolvere per sempre l’insonnia del vostro bambino.
6. Exclusive breastfeeding for optimal growth, development and health of infants (2023). World Health Organization.
7. Per un approfondimento si veda, ad esempio, Sadeh, A., Tikotzky, L., & Scher, A. (2010). Parenting and infant sleep. Sleep Medicine Reviews,14(2), 89-96.
8. Netzer, N. C., Strohl, K. P., & Pramsohler, S. (2023). Influence of nutrition and food on sleep—is there evidence? Sleep & Breathing. https://doi.org/10.1007/s11325-023-02921-1
9. Schneider, N., Mutungi, G., & Cubero, J. (2016). Diet and nutrients in the modulation of infant sleep: A review of the literature. Nutritional Neuroscience, 21(3), 151–161. https://doi.org/10.1080/1028415x.2016.1258446
2. Klein, M. (2012). Il mondo interno del bambino: 1952-58. Bollati Boringhieri
3. McKenna, J. J., Ball, H. L., & Gettler, L. T. (2007). Mother–infant cosleeping, breastfeeding and sudden infant death syndrome: What biological anthropology has discovered about normal infant sleep and pediatric sleep medicine. American Journal of Physical Anthropology, 134(S45), 133–161. https://doi.org/10.1002/ajpa.20736
4. Hogg, T., & Blau, M. (2013). Il linguaggio segreto dei neonati. Edizioni Mondadori.
5. Estivill, E., & De Béjar, S. (1999). Fate la nanna: il semplice metodo che vi insegna a risolvere per sempre l’insonnia del vostro bambino.
6. Exclusive breastfeeding for optimal growth, development and health of infants (2023). World Health Organization.
7. Per un approfondimento si veda, ad esempio, Sadeh, A., Tikotzky, L., & Scher, A. (2010). Parenting and infant sleep. Sleep Medicine Reviews,14(2), 89-96.
8. Netzer, N. C., Strohl, K. P., & Pramsohler, S. (2023). Influence of nutrition and food on sleep—is there evidence? Sleep & Breathing. https://doi.org/10.1007/s11325-023-02921-1
9. Schneider, N., Mutungi, G., & Cubero, J. (2016). Diet and nutrients in the modulation of infant sleep: A review of the literature. Nutritional Neuroscience, 21(3), 151–161. https://doi.org/10.1080/1028415x.2016.1258446
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